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Pressione alta: Come abbassarla?

Se soffri di pressione alta, è importante sapere come abbassarla per prevenire le complicanze per la salute. La pressione alta è spesso chiamata il “killer silenzioso” poiché non sempre si avvertono i sintomi, ma può aumentare il rischio di ictus, malattie cardiache e renali. Tuttavia, ci sono molte cose che puoi fare per abbassare la pressione, dalla modifica della dieta all’aumento dell’attività fisica e alla riduzione dello stress. In questo articolo, esploreremo alcune strategie efficaci per abbassare la pressione alta e vivere uno stile di vita più sano. Cos’è l’ipertensione? Quali sono i valori normali? Pressione alta: Come abbassarla con la dieta Il ruolo del Sodio Differenza sodio / sale Valori di riferimento per il sodio Il ruolo del Potassio Consigli per la cottura degli alimenti Alimenti da evitare Pressione alta e Omega-3 Alcol e pressione alta Pressione alta: Come abbassarla con la dieta DASH Attività fisica e pressione alta Pressione alta e come abbassarla: Conclusioni Cos’è l’ipertensione? L’ipertensione, comunemente nota come pressione alta, è una condizione in cui la pressione del sangue sulle pareti delle arterie è costantemente elevata. La pressione sanguigna è misurata attraverso due numeri: la pressione sistolica e la pressione diastolica. La pressione sistolica rappresenta la forza esercitata dal sangue sulle arterie durante le contrazioni del cuore, mentre la pressione diastolica indica la pressione quando il cuore si rilassa tra le contrazioni. L’ipertensione si verifica quando la pressione arteriosa raggiunge valori superiori a 140/90 mmHg. L’ipertensione è spesso considerata “il killer silenzioso“, poiché non presenta sintomi evidenti nella maggior parte dei casi. Tuttavia, nel corso del tempo, può danneggiare i vasi sanguigni, il cuore e altri organi vitali, aumentando il rischio di malattie cardiache, ictus e altre complicanze mediche. Il controllo della pressione sanguigna attraverso una dieta equilibrata, l’attività fisica regolare e altre misure di stile di vita salutari è essenziale per prevenire e gestire l’ipertensione, mantenendo così una buona salute cardiovascolare. Quali sono i valori normali? STADIO VALORI PRESSIONE Pressione ottimale <120/80 mmHg Pressione accettabile <130/85 mmHg PRE-Ipertensione 130-139/85-89 mmHg Ipertensione STADIO 1 140-159/90-99 mmHg Ipertensione STADIO 2 160-179/100-109 mmHg Ipertensione STADIO 3 >180/110 mmHg Pressione alta: Come abbassarla con la dieta Se soffri di pressione alta e desideri scoprire come abbassarla, questo è il paragrafo fondamentale che devi seguire. L’ipertensione, è una condizione comune che può aumentare il rischio di malattie cardiache e ictus. Fortunatamente, attraverso scelte alimentari consapevoli, è possibile ottenere un notevole impatto sul controllo della pressione arteriosa. La dieta gioca un ruolo fondamentale nel fornire al corpo i nutrienti necessari per mantenere un equilibrio sano e ridurre la pressione sanguigna. Ridurre l’assunzione di sodio, aumentare l’apporto di potassio, calcio e magnesio, e seguire una dieta ricca di frutta, verdura e alimenti integrali sono solo alcune delle strategie che possono essere adottate per contrastare l’ipertensione. In questo articolo, esploreremo in dettaglio come la dieta può aiutare a ridurre la pressione alta, offrendo consigli pratici su come incorporare abitudini alimentari salutari nella tua routine quotidiana. Scopriremo come combinare una varietà di alimenti nutrienti per promuovere una pressione sanguigna ottimale e migliorare la tua salute cardiovascolare nel complesso. Il ruolo del Sodio Il sodio svolge un ruolo cruciale nella regolazione dei livelli di pressione sanguigna. Quando consumiamo un’elevata quantità di sodio attraverso la dieta, la concentrazione di sodio nel sangue aumenta. Di conseguenza, l’acqua si sposta dai tessuti circostanti verso il sangue per bilanciare la concentrazione di sodio. Questa ritenzione di acqua nel sangue aumenta il volume sanguigno e, di conseguenza, la pressione sanguigna sulle pareti delle arterie. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato il legame tra l’assunzione eccessiva di sodio e l’ipertensione. La maggioranza della comunità scientifica concorda sul fatto che una restrizione dell’assunzione di sodio a circa 2 grammi al giorno porti a una significativa riduzione della pressione arteriosa in individui affetti da ipertensione. Per ridurre l’assunzione di sodio nella dieta, è necessario prestare attenzione agli alimenti che comunemente contengono elevate quantità di sodio: Alimenti salati: come patatine, snack salati, cracker salati, olive. Affettati e insaccati: prosciutto, bresaola, mortadella, salame ecc. Alimenti in scatola: come zuppe in scatola, sottaceti, tonno in scatola e cibi in scatola pronti. Formaggi: alcuni tipi di formaggi, come il cheddar, il pecorino, il feta e il parmigiano, possono contenere quantità significative di sodio. Pane e prodotti da forno: molte varietà di pane, panini, biscotti e torte possono contenere sodio aggiunto. Cibi precotti e congelati: come pasti pronti surgelati, pizza surgelata, involtini primavera e patatine surgelate. Salse e condimenti: come salsa di soia, ketchup, maionese, ecc. Alimenti in salamoia: come cetriolini, crauti, capperi e olive sott’olio. Alimenti conservati: come carne in salamoia, pesce affumicato, sardine e altri alimenti conservati. Ricorda che l’elenco sopra menzionato è solo un esempio generale e non esaustivo. È sempre consigliabile leggere attentamente le etichette degli alimenti per conoscere il contenuto di sodio specifico e fare scelte alimentari consapevoli. Differenza sodio / sale Il sodio e il sale sono due concetti correlati, ma non sono sinonimi. Il sodio (Na) è un elemento chimico presente nella tavola periodica degli elementi. D’altra parte, il sale si riferisce comunemente al cloruro di sodio (NaCl), un composto chimico formato da sodio e cloro. Quindi, possiamo dire che il sodio è uno degli elementi costituenti del sale. Per trovare il sodio presente in un determinato alimento possiamo moltiplicare il valore del sale per 0.4.ESEMPIO: se un alimento contiene 2gr di sale in 100gr, per trovare il sodio dobbiamo fare: 2 x 0.4 = 0.8gPertanto l’alimento conterrà 0.8gr di sodio su 100gr di prodotto. Valori di riferimento per il sodio È consigliato limitare l’assunzione di sodio a meno di 2.300 mg al giorno, ma per le persone con ipertensione o altre condizioni mediche, una quantità ancora più bassa, come 1.500 mg al giorno, può essere raccomandata. È importante consultare un professionista della nutrizione per determinare l’apporto di sodio adeguato sulla base delle proprie esigenze individuali e condizioni di salute. Il ruolo del potassio Il potassio è un minerale essenziale che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione della pressione sanguigna. A

Dieta per diabete: Cosa mangiare?

Il diabete è un disordine metabolico caratterizzato da iperglicemia cronica, causata dall’alterazione della funzionalità insulinica, della secrezione di insulina o da entrambe le cose. Questo provoca un alterazione del metabolismo glucidico, lipidico e proteico. Quello che andremo a trattare oggi è il ruolo dell’alimentazione nel diabete cercando di capire quali sono le caratteristiche fondamentali di una dieta per il diabete. Il diabete è largamente diffuso nel mondo, ed è destinato ad aumentare sempre di più soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Pertanto è opportuno cercare di attuare delle manovre di prevenzione per ridurre il più possibile l’incidenza di questa patologia. Dieta per diabete: Classificazione e Diagnosi Dieta per diabete: Valori ottimali Fattori di rischio per il diabete Dieta per diabete: Ruolo dell’alimentazione Dieta per diabete: Zuccheri e indice glicemico Indice glicemico e carico glicemico: Quali sono le differenze? Dieta per diabete: Ruolo della fibra alimentare Dieta per diabete: Evitare zuccheri aggiunti Attività fisica e diabete Dieta per diabete: Consigli pratici Esempio dieta per diabete Dieta per diabete: Classificazione e Diagnosi Il diabete viene classificato principalmente in due tipi: Diabete di tipo 1: E’ una patologia a carattere autoimmunitario, che provoca la distruzione delle cellule β del pancreas e questo comporta la totale assenza di insulina. Diabete di tipo 2: L’insulina viene prodotta, ma il soggetto soffre di una forte resistenza insulinica, ovvero le cellule non rispondono correttamente all’azione dell’insulina e questo si traduce in un aumento del glucosio (e quindi glicemia) nel sangue. Tra i due tipi di diabete quello più comune è il tipo 2 ed è quello che tratteremo oggi. Insorge principalmente nell’adulto. Il diabete di tipo 1 , al contrario, è tipico dell’età infantile. Dieta per diabete: Valori ottimali Il diabete si diagnostica, principalmente, attraverso la valutazione della glicemia. I criteri diagnostici sono: Test Valori Normali Diabete Glicemia a digiuno < 100 mg/dl ≥ 126 mg/dl Glicemia dopo 2 ore da carico orale < 140 mg/dl > 200 mg/dl Emoglobina glicata < 5,5% > 6,5% Nel caso di glicemia a digiuno compresa tra 100 e 125, si parla di alterata glicemia a digiuno che è una condizione che precede il diabete. Fattori di rischio per il diabete Sovrappeso / Obesità: Mi sento di dire, senza esitazione, che il principale fattore di rischio è rappresentato dall’obesità, ancor peggio se correlata ad un accumulo di grasso viscerale (obesità addominale). Dislipidemie: Alti livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Vita sedentaria Predisposizione familiare: È bene precisare che il termine “predisposizione” NON SIGNIFICA “ereditaria”. Il diabete non è una patologia ereditaria, ma soltanto predisponente. Questo significa che con un lavoro di prevenzione si può evitare l’insorgenza della patologia. Età avanzata Alimentazione squilibrata Detto questo passiamo al ruolo della prevenzione ed in particolare al ruolo dell’alimentazione. Dieta per diabete: Ruolo dell’alimentazione La corretta alimentazione può portare dei benefici non indifferenti in termini di prevenzione, soprattutto in quei soggetti che hanno una predisposizione familiare o altri fattori di rischio. Tutto ciò che andremo ad elencare ed esporre saranno dati e riferimenti della SID (Società Italiana di Diabetologia). Il ruolo della dieta per il diabete è quello di: Mantenere i livelli glicemici normali Correggere eventuali dislipidemie Ripristinare un corretto peso corporeo lì dove necessario impostando uno schema dietetico ipocalorico. Dieta per diabete: Zuccheri e indice glicemico Il primo parametro da monitorare nella dieta per il diabete sono gli zuccheri. La dieta deve contenere una quantità di zuccheri pari a <10% delle calorie totali. Questo significa che su 2000kcal, deve contenere massimo 50gr di zuccheri. Questo perché il primo stimolatore della glicemia sono proprio gli zuccheri semplici. L‘indice glicemico è sicuramente un altro parametro da tenere sott’occhio, ma consideriamo che ad oggi è più sensato parlare di carico glicemico. Quali sono le differenze? Indice glicemico e carico glicemico: Quali sono le differenze? L’indice glicemico (IG) è un valore che esprime la velocità con cui un determinato alimento contenente carboidrati fa aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia). Il carico glicemico (CG) invece tiene in considerazione l’intero pasto e non più il singolo alimento. E’ un parametro sicuramente più affidabile visto che tutti noi mangiamo più di un alimento a pasto. Questa necessità nasce dal fatto che la composizione dell’alimento o anche la sua cottura può influenzare notevolmente l’indice glicemico degli altri alimenti. Ad esempio: Un pasto ricco di fibre, ad esempio pasta integrale e carciofi con cottura al dente, avrà un carico glicemico notevolmente inferiore rispetto ad un piatto di pasta normale in bianco. Tornando al diabete, quello che noi vogliamo è sicuramente un pasto con un carico glicemico basso in quanto non avremo un picco glicemico eccessivo, tenendo così, sotto controllo la glicemia. Dieta per diabete: Ruolo della fibra alimentare La fibra alimentare svolge un ruolo primario nel trattamento e nella prevenzione del diabete. La fibra ha la capacità di ridurre il picco glicemico riducendo, quindi l’indice glicemico di un determinato alimento. Pertanto è di fondamentale importanza l’assunzione di almeno 30gr di fibra al giorno. Gli alimenti ricchi in fibra sono: Legumi: Fagioli, ceci, lenticchie, fave Cereali integrali: Crusca di frumento, pasta integrale, avena, quinoa, muesli ricchi in fibre per colazione Frutta secca: mandorle, nocciole, noci, ecc Frutta e verdura: Per quanto riguarda la frutta, è consigliato lì dove possibile, mangiarla con buccia (mela, pesca, pera). E’ importante non esagerare con l’assunzione della frutta in quanto contiene notevoli quantità di zuccheri. Dieta per diabete: Evitare zuccheri aggiunti Fondamentale è evitare l’eccesso di zuccheri semplici come abbiamo già detto poco fa. Pertanto è importante ridurre tutti quegli alimenti confezionati come merendine, cioccolatine e preferire spremute piuttosto che succhi di frutta. Evitare bevande gassate e zuccherate e preferire il consumo di pane e pasta integrali. Attività fisica e diabete Ricordiamo, inoltre, l’importanza del mantenersi il più possibile attivi (almeno 150min / settimana). L’attività fisica migliora i livelli glicemici e soprattutto migliora la sensibilità insulinica facendo lavorare meglio questo ormone che è estremamente importante per regolare i livelli glicemici. Dieta per diabete: Consigli pratici Assumere almeno 5 porzioni tra frutta e verdura al giorno Preferire

Dieta per colesterolo alto

Il colesterolo alto, anche detto ipercolesterolemia è una condizione patologica estremamente frequente. Secondo l’ISS (Istituto Superiore di Sanità), infatti, il 21% degli uomini e il 23% delle donne compresi tra i 35 e i 74 anni, è ipercolesterolemico, quindi presenta valori di colesterolo elevati. In questo articolo spiegheremo quali sono le sue funzioni, le differenze tra HDL e LDL e quale dieta seguire in caso di colesterolo alto. Cos’è il colesterolo? Quali sono i fattori di rischio cardiovascolare? Che differenza c’è tra colesterolo HDL e LDL? Quali sono i valori ottimali? Dieta per colesterolo alto: Alimenti Grassi saturi Colesterolo negli alimenti e fibre Grassi mono-polinsaturi Carne rossa, uova e colesterolo Dieta per il colesterolo alto: Nutraceutici e Integratori Migliorare lo stile di vita è la chiave! Riflessione finale Cos’è il colesterolo? Il colesterolo è una molecola facente parte del gruppo dei lipidi. È presente unicamente negli animali, mentre nelle piante abbiamo delle forme di diversa struttura che prendono il nome di fitosteroli. Una delle tante funzioni del colesterolo risiede nelle membrane cellulari delle nostre cellule. Le membrane sono fondamentali per far comunicare correttamente l’interno della cellula (dove avvengono moltissime reazioni chimiche) con l’ambiente esterno. A dare forma a queste membrane ci sono delle lunghe catene di fosfolipidi che determinano una precisa struttura della membrana. In mezzo ai fosfolipidi troviamo il colesterolo che permette di mantenere una certa stabilità e fluidità della membrana. La maggior parte del colesterolo (circa il 75%) lo possiamo trovare nel Sistema Nervoso Centrale (fondamentale per la formazione delle guaine mieliniche), nel tessuto connettivo, nel muscolo e nella pelle.A questo punto vi starete chiedendo: e allora se il colesterolo è così tanto importante, perché viene descritto sempre come un nemico della salute? La risposta è piuttosto semplice! Il colesterolo, in elevate quantità nel sangue, è implicato nella patogenesi dell’aterosclerosi, pertanto ha un ruolo cardine nella medicina preventiva. L’aterosclerosi non è altro che una condizione patologica rappresentata da una perdita di elasticità da parte delle arterie con l’accumulo di materiale lipidico, infiammatorio e successivamente fibrotico che porta spesso ad esiti cardiovascolari spiacevoli come l’infarto del miocardio o l’ictus. Quali sono i fattori di rischio cardiovascolare? L’aterosclerosi è una patologia multifattoriale. Questo significa che non è soltanto il colesterolo elevato ad indurre un inizio di aterosclerosi, ma sono una molteplicità di fattori. Per agire in via preventiva ai possibili rischi cardiovascolari è bene fare delle precisazioni ed elencare quelli che sono i principali rischi cardiovascolari da non sottovalutare. Possiamo suddividerli in due grandi categorie: NON MODIFICABILI (sono tutti quei fattori dove noi non possiamo intervenire in nessun modo) Età avanzata Etnia Familiarità per malattie cardiovascolari Sesso maschile MODIFICABILI (sono quei fattori dove possiamo intervenire per abbassare il rischio cardiovascolare) Fumo di sigaretta Ipertensione arteriosa Profilo lipidico alterato (LDL Alto, HDL Basso, Trigliceridi Alti) Sedentarietà Iperomocisteinemia (Omocisteina alta nel sangue determina un maggior rischio cardiovascolare) Obesità (soprattutto quella di tipo addominale con aumento del tessuto adiposo viscerale) Di fattori di rischio ne esistono molti altri, ma oggi ci concentreremo su questi che sono sicuramente i più frequenti. Che differenza c’è tra colesterolo HDL e LDL? Il colesterolo, nel sangue viene trasportato da due tipi di lipoproteine: HDL e LDL. Noi associamo il colesterolo buono a quello HDL mentre il colesterolo cattivo a quello LDL. Perché? Per spiegarlo in modo molto semplificato ma efficace, le lipoproteine HDL trasportano il colesterolo dalla periferia al fegato dove viene degradato, per questo viene definito anche come “colesterolo spazzino“. Le lipoproteine LDL, invece, trasportano il colesterolo verso la periferia e quindi verso i vasi sanguigni e nello specifico le arterie. Partendo da questo concetto, possiamo già intuire come il colesterolo LDL possa provocare l’innesco dell’aterosclerosi. Ma cosa succede nello specifico? In condizioni normali le LDL si legano al proprio recettore (LDL-r) che permette alle lipoproteine di entrare nella cellula, mantenendo così, normali i valori nel sangue. In condizioni patologiche dove prevalgono i fattori di rischio cardiovascolare quello che succede è che le LDL si trasformano in LDL ossidate cambiando struttura e non vengono più riconosciute dal proprio recettore. Questo, insieme ad altri meccanismi determina una maggior permanenza delle LDL ossidate nelle arterie (nello spazio sub-endoteliale). L’accumulo di LDL ossidate provoca una risposta da parte delle cellule immunitarie ed in particolare di macrofagi, che attraverso un loro recettore, inglobano le LDL ossidate per cercare di eliminarle. Questo alla lunga induce un aumento di questo materiale lipidico e infiammatorio che determina la crescita della placca aterosclerotica che poi va ad ostacolare il normale flusso sanguigno. Tutto precipita, quando si rompe un cappuccio fibroso situato sull’ateroma e ciò costituisce un grave evento in quanto accorrono le piastrine che iniziano una fase di coagulazione che è chiaramente controproducente al normale scorrimento del flusso sanguigno. Questo porta successivamente ad un infarto del miocardio, un ictus o qualsiasi altro evento cardiovascolare. Quali sono i valori ottimali? Colesterolo Totale < 200 mg/dl HDL > 40 mg/dl uomini > 50 mg/dl donne LDL < 100 mg/dl Trigliceridi < 150 mg/dl In ambito clinico il target terapeutico è l’LDL, sia per quanto riguarda le modifiche sulla dieta per il colesterolo alto, sia un eventuale terapia farmacologica. Ricordiamo, inoltre, che per chi ha subito degli eventi cardiovascolari acuti come l’infarto, il target di riferimento dell’LDL non sarà più <100 mg/dl ma decisamente più basso (circa 50 mg/dl). Dieta per colesterolo alto: Alimenti Dopo una lunga introduzione su cos’è il colesterolo e dopo aver visto i principali fattori di rischio cardiovascolare, vediamo ora come possiamo intervenire attraverso una dieta ben strutturata e specifica per chi soffre di colesterolo alto. Grassi saturi È stato accertato, ormai, l’effetto ipercolesterolemizzante degli acidi grassi saturi, soprattutto quelli a lunga catena (miristico e palmitico). Svolgono un ruolo simile anche gli acidi grassi trans (o idrogenati). Questo effetto è caratterizzato dall’aumento dei livelli di LDL nel sangue a causa dell’inibizione del recettore dell’LDL (che abbiamo citato nell’introduzione). Quindi è importante limitare tutti quegli alimenti che contengono elevati livelli di grassi saturi come: Carni grasse Insaccati e salumi Burro Olio di palma

Dieta antistress: Cosa mangiare?

Lo stress è definito come la risposta dell’organismo ad una condizione ambientale. Queste risposte sono comandate da diversi sistemi tra cui il Sistema nervoso autonomo e l’Asse ipotalamo-ipofisi-surrene.In questo articolo capiremo cosa provoca lo stress sul comportamento alimentare, ma soprattutto se esiste una dieta antistress che permette di gestire questa condizione in modo tale da evitare un peggioramento dello stato di salute della persona. Cosa provoca lo stress? Perché ingrassiamo quando siamo stressati? Perché non abbiamo fame quando siamo stressati? Dieta antistress: Carboidrati e sonno Dieta antistress: Strategie nutrizionali Integratori antistress Ashwagandha Attività Fisica e stress Conclusioni Cosa provoca lo stress? Negli ultimi decenni si è visto un incremento dei livelli di stress nella popolazione a causa dei ritmi di vita sempre più frenetici ed esigenti correlati ad una continua insoddisfazione generale. Tutto questo, si riflette in molti aspetti della vita quotidiana, primo tra tutti l’alimentazione. Diversi studi ormai hanno dimostrato una forte correlazione tra stress e una variazione di peso corporeo. Infatti alcuni individui tendono a dimagrire di fronte a condizioni stressanti ed altri a ingrassare. Perché c’è questa forte contraddizione individuale? Prima di iniziare a spiegare passo passo le strategie nutrizionali che caratterizzano una dieta antistress dobbiamo necessariamente capire il motivo che sta dietro alle variazioni di peso correlate allo stress. Questa risposta fisiologica è puramente individuale e nonostante la maggior parte degli studi è d’accordo nell’affermare che lo stress provoca un aumento di peso, ci sono altrettanti studi che affermano che una minoranza delle persone tende a diminuire di peso. Perché ingrassiamo quando siamo stressati? Dal punto di vista biochimico sappiamo che l’aumento di cortisolo (principale ormone dello stress) provoca un aumento diretto e indiretto dell’assunzione di cibo attraverso la stimolazione ipotalamica dei centri della fame.Inoltre il cortisolo promuove la cosiddetta fame edonica provocando la ricerca di alimenti zuccherini ad alto senso di gratificazione in quanto stimolano il circuito dopaminergico del piacere. Questo è anche definito come sistema di ricompensa che a lungo andare può portare ad un vera e propria forma di dipendenza. Il cortisolo favorisce, anche, l’accumulo viscerale di grasso provocando un obesità di tipo centrale ed uno stato di insulino-resistenza che oltre a predisporre per il diabete, è un terreno fertile per la promozione dell’obesità. Questa condizione è verificabile in quegli individui che soffrono della Sindrome di Cushing caratterizzati da elevati livelli di glucocorticoidi.È stato dimostrato che, in media, gli individui obesi hanno livelli di cortisolo più elevati. Un altro aspetto che può determinare un aumento di peso è sicuramente legato ad eventuali disturbi del sonno correlati allo stress. Una restrizione del riposo è infatti associata ad un’alterazione nella produzione di alcuni ormoni. Chi dorme meno tende ad avere livelli più elevati di grelina e livelli più bassi di leptina e questo assetto ormonale stimola il senso di fame provocando un aumento ponderale. Per concludere, questa immagine è molto rappresentativa e fa capire il legame che c’è tra stress e obesità e tutte i diversi meccanismi che rendono questa correlazione molto complessa. Perché non abbiamo fame quando siamo stressati? L’altra faccia della medaglia è rappresentata da coloro che dimagriscono a causa dello stress in quanto spesso e volentieri tendono ad avere lo “stomaco chiuso”. Perché accade questo? In letteratura scientifica non abbiamo molto materiale che descrive in modo dettagliato i meccanismi alla base di questa risposta individuale. Un meccanismo che potrebbe partecipare nel calo ponderale è il sistema CRH-Urocortina. L’Urocortina è una proteina che ha dimostrato ridurre i livelli plasmatici di grelina e questo potrebbe essere uno dei tanti meccanismi alla base di questa risposta individuale. Quello che sappiamo con certezza è che questa variabilità individuale è preponderante nel determinare se un individuo perde o acquista peso in condizioni di stress. Ma quello che interessa a noi al di là delle cause e dell’aspetto metabolico e biochimico, è affrontare queste condizioni con delle strategie nutrizionali adattate alle esigenze di ogni singolo individuo. Dieta antistress: Carboidrati e sonno Alcuni studi hanno evidenziato l’efficacia dell’assunzione di un pasto ricco di carboidrati ad alto indice glicemico con la qualità del sonno. In particolare l’assunzione di alimenti con alto I.G. da 4 ore a 1 ora prima di andare a dormire ha avuto un ottima risposta nel ridurre il tempo di insorgenza del sonno rispetto ad alimenti a basso indice glicemico. Questa può essere una piccola strategia nutrizionale da adottare per chi soffre di disturbi del sonno. Dieta antistress: Strategie nutrizionali Abbiamo detto che lo stress ed in particolare il cortisolo può indurre la ricerca di alimenti zuccherini e densamente energetici che contribuiscono all’eccesso calorico. Una piccola strategia potrebbe essere quella di introdurre negli spuntini qualche alimenti con potere gratificante come del cioccolato fondente. Chiaramente questi alimenti devono essere inseriti con criterio e attraverso un piano nutrizionale ben definito e studiato da un professionista. Un’altra considerazione da fare è che, l’organismo avverte il deficit calorico come condizione di stress pertanto fornire diete estremamente ipocaloriche non aiuta né dal punto di vista metabolico né per la gestione dello stress. Un altro aspetto importante è la frequenza dei pasti. Un soggetto stressato tende a scaricare lo stress mangiando molto e spesso. Un buon modo quindi è suddividere l’alimentazione in più pasti così da non lasciare periodi di digiuno troppo prolungati. Infine per attenuare il senso di fame e stimolare la sazietà possiamo attuare tutte quelle strategie nutrizionali adatte a questo scopo come l’aumento delle fibre alimentare che hanno un potere saziante molto elevato, aumentare l’apporto proteico, assumere più frutta e verdura e bere molta acqua soprattutto durante il pasto. Per coloro che perdono peso, la suddivisione dell’alimentazione in più pasti può essere anche in questo caso efficace per evitare pasti troppo abbondanti. L’importante in questo caso è evitare un calo ponderale non desiderato cercando di sfruttare alimenti densamente energetici e garantire così un fabbisogno nutrizionale adeguato al mantenimento del peso corporeo. Integratori antistress Esistono integratori efficaci nella riduzione dello stress psicologico? In questo articolo vi citerò solo qualche integratore che, studi alla mano, ha dimostrato la riduzione dello stress

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